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"Enzo Siciliano trovava nel racconto la sua più autentica felicità narrativa. Lo conobbi come lettore l'ultimo anno di liceo alla fine degli anni Novanta. Un mio compagno di scuola che condivideva con me la passione per la letteratura, Vincenzo, mi regalò una copia sgualcita di "Cuore e fantasmi". "Questi racconti sono meglio di quelli di Moravia", fu il quote con il quale mi lasciò il libro tra le mani. Sin dal primo racconto trovai una sorta di sintonia celeste, un movimento che mi univa a quella voce, una voce classica, distante dalla temperie di quel momento storico. Il "classico" della narrativa di Siciliano è nel senso di limpidezza e nitore della sua scrittura, nella naturale tensione verso la pietas, una delle grandi caratteristiche della letteratura destinata a rimanere, come accade ad esempio nel racconto lungo (o romanzo breve?) "Dalle carte di un mediocre insegnante". "Cuore e fantasmi" è un libro che fa vivere e sentire un luogo chiamato il Vertano, la località ad Acqualoreto di Todi che è stata l'officina letteraria di Siciliano, un quartier generale di scrittura, creatività, ma anche di incontri che fa da sfondo a tantissime delle storie di questa raccolta, tra cui l'omonimo racconto." (Mario Desiati)